Desert Session - request

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Desert Session - Interno3
Dvd Video - 60 min. - 2004
sound egØ

estratto dell'intervento "nuovi codici: Desert Session" per:
"Citying - Pratiche creative del fare città" / Vega Parco Scientifico Tecnologico - Pad. Antares - Venezia / a cura di R. Caldura
c. Vuoti urbani > 18/02/2005



'Desert Session'
è un progetto di decostruzione e analisi di un'immagine composita ed è fruibile principalmente mediante un DVD Video Player (no computer) e un monitor televisivo (consigliato100mhz 4/3 da 28').
Con questa breve introduzione cercheremo di esemplificare, seppur in modo non del tutto esaustivo, quei processi (qui analizzati) che hanno prodotto una mutazione, probabilmente irreversibile, dell'immagine elettronica ri-tradotta attraverso i codici digitali (principalmente il codec mpeg) in una "nuova estetica".
Cercheremo quindi di proporre una possibile traccia da "il discorso sospeso" a "il discorso diretto" avendo la consapevolezza di forzare il tema odierno. Un'idea semplice di vuoto urbano, come zona non edificata, l'abbiamo associata ad un'immagine tempo di una spiaggia, di una marina, che nella prima traccia del video abbiamo intitolato "Desert".
Attraverso un semplice menù a schermo si accede ai differenti contenuti del progetto.

 

menù:::::::::::::::::::::::::::::::

L'immagine tempo "Desert" come l'immagine tempo "Sky Tape", sono immagini di "non-luoghi" come semplici "vuoti narrativi". L'accadimento narrativo, in questo caso, non ha una sua importanza fondamentale se non in quella di non-essere narrativo. Attraverso la pratica decostruttiva vengono analizzati sostanzialmente dei meccanismi dello scenario. L'immagine, e la sua forza evocativa, implode in una serie di passaggi tecnici fino alla sua dissoluzione nel segnale (sub-tract) base. Nessuna informazione di croma ma solo quelle di luma (bianco/nero duotone).
Il processo che si dimostra e che si presenta altro non è che un anti-meccanismo. Una macchina che smonta il costrutto immaginifico e l'impianto scenico.
L'estetica generale, l'impianto grafico, richiama direttamente le interfacce grafiche dei software di
elaborazione ad insiemi (nle), che non sono molto dissimili dai software musicali più in voga.
L'immagine video originale (Desert) non ha effetti in background ed è una ripresa 1/1.


download 'Desert' T1 - 3gp movie

Play T1 Desert / Play T2 Sky Tape ::::::::::::::

Il luogo, una marina, può essere contemporaneamente un luogo non precisato, non collocabile. Una forma vuota priva di intestazioni, di localizzazione. Un non-luogo che stiamo provando a tradurre in vuoto narrativo, ma che può essere localizzato in qualunque provincia.


PiP T:::::::::::::::::::::::::::::::

La struttura della registrazione non ha una sintassi predeterminata e non si svela secondo i meccanismi narrativi classici del video. Il racconto non avviene, non vi è un accadimento se non al di qua dello schermo. La qualità e gli inserti di testo sono costruiti per la sola visione con un comune dvd player da tavolo, con il segnale video mantenuto nella sua originale impedenza, 75ohm, e definizione a 72dpi (768*576 - codec dv 720*576 4:2:2).


Compose T :::::::::::::::::::::


Sostanzialmente una guida alla in-comprensione del retinico. Il paesaggio diventa esclusivamente paesaggio emozionale (volontà di significato), decostruito nella sua insiemistica base. C'è un aspetto prettamente retinico che si compone nella capacità di essere decodificato dal nostro immaginario. C'è il tempo dell'immagine, che si dilata nella ripetizione degli insiemi contenuti, come durata che muta nella sua ripetitività. Infatti la percezione dell'immagine tempo varia, come percezione del tempo trascorso, ad ogni ripetizione. La ripetitività nel vivere un'immagine introduce una serie di considerazioni specifiche sulla natura stessa dell'immagine 'creata'. Questa si 'crea', si manifesta, si presenta, solo attraverso l'appagamento retinico; eppure tende ad introdurre sempre degli altri elementi appartenenti all'analisi ma anche alla sfera prettamente affettiva (immagine affezione - Sky Tape).

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Analisi 1/2 ::::::::::::::::::::::

L'analisi avviene per frammentazione, scomposizione, decostruzione dell'insieme audio - video. Un'immagine, così come ci appare realmente, ha almeno tre componenti. Una visiva, una temporale e una sonora.
Questi tre elementi, presi in analisi, producono indicativamente la qualità dell'immagine.
Nella prossima e ultima fase, presentata in una traccia live attraverso il software eyesweb, l'immagine è ridotta in due soli toni (retroimmagine). Quasi a voler simulare un codice binario, dove l'artificio è minimo ed è prodotto dalla variazione delle frequenze dell'audio che controllano i parametri di definizione orizzontali e verticali del codec video. L'immagine risultante è un'immagine a grado zero, un'immagine vuotata.

 

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Sub-tract:::::::::::::::::::::::::

Questa "nuova immagine" risultante nella nuova estetica del segnale video, profondamente differente sino a come lo conoscevamo fino a qualche anno fa, si palesa nell'errore dell'informazione (codice) digitale. Le stesse trasmissioni broadcast oramai hanno accettato un diverso tipo di definizione. La bassa definizione del segnale analogico, colori impastati, immagini con vistosi flicker, in passato giudicate "blasfeme" dalla tecnica, sono mutate in errori di compressione e di codifica del segnale che mostrano la natura dell'immagine elettronica - digitale. I difetti del trascinamento del nastro, i drop, oggi sono diventati difetti mosaico e artefatti scia. Questa nuova immagine, questa estetica modificata, si avvicina e si presenta in modo non troppo dissimile alla codifica della nostra percezione. Di come cioè le immagini si smaterializzano perdendo l'appagamento retinico e diventando codici, memoria, solo parzialmente e debolmente colorati.
L'oggettività e la centralità dell'immagine, dell'opera ad alta definizione, è perduta. La distorsione della bassa definizione (low_fi) produce nuove forme di presentazione del reale. La verità dell'immagine è mutata e filtrata dalla bassa definizione. Solo ciò che è a bassa definizione è il vero.
I codec digitali, a differenza dei supporti analogici consumer del passato, mantengono una soglia di percezione, seppure low_fi, piuttosto alta. Diventando immediatamente "immagine affezione". I riferimenti immediati, come esempi forzati poco compiacenti, vanno alle immagini video, appelli, delle numerose persone rapite in Iraq. Queste sono immagini a bassa fedeltà che modulano a piacimento il nostro apparato sinestetico. La bassa definizione della registrazione, dell'editing, dell'audio, della scenografia, dell'illuminazione, della codifica mpeg, l'assenza di artefatti scenici, diventano la "nuova alta fedeltà". La bassa definizione muta in alta fedeltà e permette "il discorso diretto" principalmente attraverso la diffusione globale via satellite.
Il discorso diretto è "l'opera".
Viene annichilita la critica e le opzioni di lettura fantasiose dell'opera. L'opera diventa univoca e perdendo il "significato emozionale" riacquista l'unicità, pur venendo memorizzata su di un media riproducibile.
Ma nel nostro caso siamo più che altro vicini ad un generale vuoto, deserto, etico e civile.


'Citying - Pratiche creative del fare città" / Vega Parco Scientifico Tecnologico - Pad. Antares / a cura di R. Caldura
> 18/02/2005